L'altra sera, in compagnia di due miei carissimi amici, ho avuto il piacere di rivedere Profondo Rosso del mito cinematografico Dario Argento.
Da Wikipedia:
Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.
La storia, che si svolge interamente a Torino, ha inizio in un piccolo teatro della capitale dove si tiene un congresso di parapsicologia. Viene presentato un esperimento di telepatia: la sensitiva tedesca Helga Ulmann (Macha Meril) si concentra e, mentre è in trance urla a qualcuno: "Vattene... tu e le tue perverse nenie infantili... tu sei la morte". La medium ha avvertito la presenza di una persona che in passato aveva compiuto un delitto e sentiva che era pronta ad uccidere ancora. La profezia si avvera, ma Helga non avrebbe mai pensato che la morte fosse venuta a cercare proprio lei: quella stessa sera la medium viene aggredita nella sua casa con una mannaia e viene assassinata.
Il pianista inglese Marcus Daly (David Hemmings), che è temporaneamente in città per una serie di concerti con il suo gruppo jazz, assiste dalla strada all'epilogo del delitto. Il suo appartamento è nello stesso stabile in cui si svolge l'assassinio. Con lui c'è Carlo, un'altro pianista amico di vecchia data, completamente ubriaco. Mentre Carlo rimane in strada, Marcus sale subito dentro l'abitazione della medium, venendo poi raggiunto poco dopo dalla polizia. Appare sulla scena anche una giovane giornalista, Gianna Brezzi (Daria Nicolodi, moglie di Dario Argento). Gianna è subito colpita dalla bellezza di Marcus e decide di non lasciarlo solo.
Un parapsicologo che era stato presente alla conferenza dice che la nenia infantile è contenuta in un vecchio libretto di leggende popolari. Marcus riesce a trovarlo in un museo. Il libro contiene una fotografia di una villa. Con la sola fotografia in mano, Marcus cerca di capire dove si trovi la villa. L'unico elemento è una grande pianta nel giardino, molto rara per la zona di Roma. In giornata Marcus si reca anche a casa di Carlo, per sincerarsi che abbia smaltito la sbronza. Conosce la madre, Marta.
Mentre indaga, Daly s'accorge di essere diventato il bersaglio numero uno del killer, che intanto continua con i delitti, arrivando sempre più vicino a lui e uccidendo tutte le persone che gli stanno vicino oppure che arrivano alla verità. Muoiono infatti, uno dopo l'altro, la scrittrice Amanda Righetti (Giuliana Calandra), autrice di un libro in cui si parla della villa e lo psichiatra Giordani (Glauco Mauri), che scopre casualmente il nome del killer lasciato da quest'ultima sulla vasca del bagno di casa.
Proseguendo nelle sue indagini, Marcus Daly chiede a tutti i fiorai che incontrano se riconoscono la pianta della foto. Trova un fioraio che riconosce nella foto una pianta che aveva venduto anni prima. Il musicista rintraccia il custode della villa (che ha una figlia in età scolare, Olga (Nicoletta Elmi) e si fa prestare le chiavi. Quando entra dentro, scopre subito qualcosa d'interessante: sotto l'intonaco di una parete c'è un affresco raccapricciante che raffigura un bambino con un lungo coltello in mano e un uomo gigantesco con il petto inondato di sangue.
Tornato a casa, però, Daly decide di abbandonare tutto e chiede a Gianna se vuole andare con lui in Spagna. La giornalista accetta entusiasta e i due si danno appuntamento per la sera stessa. Ma a Daly torna in mente una cosa: la villa che ha appena visitato ha quattro finestre, mentre nella foto ce ne sono cinque. Decide allora di tornare a vedere. Scopre che c'è una stanza murata all'interno della villa. Con un piccone abbatte il muro divisorio e con sua grande sorpresa vede un corpo mummificato all'interno. Subito dopo riceve un colpo sul collo e sviene.
Quando si sveglia vede il volto di Gianna: la giornalista lo ha seguito e lo ha portato fuori della villa, cui qualcuno ha appiccato il fuoco. Poco dopo Marcus e Gianna sono nella casa del custode e il musicista ha un sussulto quando scopre un disegno nella cameretta della bambina che è uguale a quello che ha trovato dentro la villa, scavando sotto l'intonaco. Marcus interroga la bimba, che confessa di aver copiato il disegno a scuola: l'ha trovato in una vecchia raccolta mentre era stata messa in punizione in biblioteca. Marcus e Gianna si recano subito nella scuola di Olga e si mettono a cercare insieme il disegno. Mentre Gianna sente un rumore e si allontana per vedere chi c'è, Marcus trova il disegno e ne legge la firma. Cerca immediatamente Gianna, ma la trova con un coltello nella milza. La giornalista però è ancora viva. Il killer, dunque, è già dentro la scuola. In pochi secondi i due sono uno di fronte all'altro: Marcus riconosce il suo amico e collega Carlo, che gli punta la pistola. Ma prima che prema il grilletto, viene messo in fuga dalla polizia. Carlo però non fa molta strada: viene prima investito da un camion poi da una macchina, che gli schiaccia la testa.
Tutto risolto? Mentre Gianna viene portata in ospedale, Marcus torna verso il suo appartamento e ripensa agli episodi che sono accaduti. Si rende conto che Carlo non può essere il killer perché era con lui mentre accadeva il primo delitto e quindi decide di entrare nella casa della medium per cercare nuovi indizi. Appena entra si rende conto di aver già visto il misterioso assassino, il cui volto era riflesso in un quadro.
Si ripete la scena già vista nella scuola: Marcus si volta e vede in faccia il killer, questa volta quello vero: il suo volto è quello di Marta (Clara Calamai), la pazza madre di Carlo, che quando quest'ultimo era piccolo aveva assassinato sotto i suoi occhi il padre, che voleva ricoverarla in clinica perché malata. Carlo, da bambino, aveva quindi dipinto a scuola l'orrenda scena del delitto. La villa era stata la prima abitazione di Carlo e il corpo mummificato era quello di suo padre.
Marta cerca di colpire Marc con una mannaia, finendo però incastrata nelle inferriate di un ascensore per via di una collana di metallo con grossi elementi. Il pianista preme allora il tasto per far scendere l'ascensore, e la donna si decapita con la sua stessa collana. Su uno sfondo rosso, con un primo piano del volto del protagonista, scorrono i titoli di coda, accompagnati dall'angosciante tema musicale.
Il film è stato girato a Torino.
La lugubre villa "del bambino urlante" dove Marcus rinviene il cadavere è sita in Corso Giovanni Lanza 57, ed è nota come Villa Scott, dal nome del committente della sua costruzione, progettata da Pietro Fenoglio nel 1902 ed esempio di stile liberty dell'epoca. Attualmente disabitata, all'epoca del film ospitava un convitto femminile gestito da suore. Per girare le scene, la produzione pagò un periodo di villeggiatura alle suore ed alle ragazze del convitto ivi dimoranti.
Il locale dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita di fronte all'abitazione di Marcus; il palazzo dove si trova l'abitazione è in Piazza C.L.N. 236bis, dove avviene anche l'assassinio della sensitiva e la scena finale in cui muore Marta. L'ascensore utilizzato nella scena è tutt'ora funzionante e trasporta gli inquilini del palazzo.
La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marcus, è la Fontana del Po, sempre in Piazza C.L.N. Negli stessi paraggi (il parcheggio sotteraneo sotto la suddetta piazza) furono girate alcune scene dell'inseguimento tra la Porsche 356 e la Fiat 125 che appaiono in un altro film di Dario Argento, Il gatto a nove code.
La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all'interno del famoso Teatro Carignano, in Piazza Carignano 6.
Nel film i mezzi utilizzati nelle scene hanno un ruolo importante. Tra essi si ricordano la Fiat 500, in precarie condizioni, di Gianna Brezzi, teatro delle discussioni tra la stessa e Marcus, la Lancia Beta noleggiata da Marcus, la Lancia Beta Coupè che uccide Carlo schiacciandogli il capo e l'autocarro Fiat 642 che lo travolge e trascina.
In Giappone uscì alcuni anni dopo l'uscita italiana con il titolo Suspiria - Parte II, ed è sempre presente ai primissimi posti nelle classifiche dei film preferiti dalle adolescenti, insieme a Vacanze romane di William Wyler
Beh che dire dopo 32 anni mantiene ancora vivo tutto il suo spirito, spirito che alcuni film di oggi non riescono minimamente a sfiorare. Che dire ne consiglio la visione a tutti.
Di seguito trovate i video del finale e la scena del pupazzo.
Il pupazzo inquietante
La scena dove c'è la spiegazione della vicenda
2 commenti:
Grande FUSTA!
Ma non l'avevi mai visto PR?
E chi sono questi tuoi due amici?
Se vedete altro di Argento mi aggrego volentieri!!!!!
Ti consiglio di vedere anche le opere di altri autori italiani del "periodo d'oro" dell'horror italico come FULCI o BAVA.
Una buona fetta della pagina di Wikipedia di Profondo Rosso l'ho scritta io! XD Comunque capolavoro, alle superiori l'abbiamo visto ogni anno per 5 anni ed ogni volta sempre più felici, è il nostro film-mito. Non t'ho mai detto che apprezzo Dario Argento dalle medie? Se (e dico se) posso aggregarmi anch'io ci starei volentieri!
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